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Un povero ricco commedia del 1983 con Renato Pozzetto e Ornella Muti

Un povero ricco

Un povero ricco

La 7

povero ricco (1983), la commedia italiana con Renato Pozzetto che racconta la paura della povertà, tra ironia, satira sociale e riscatto personale

Nel panorama della commedia italiana degli anni ’80, Un povero ricco, in onda su La7 domenica 3 agosto 2025 alle 15:30, si distingue per il modo in cui mescola risate e inquietudine esistenziale, proponendo una satira sociale che prende di mira non tanto la povertà quanto il terrore ossessivo di cadervi. Diretto da Pasquale Festa Campanile e interpretato da un ispirato Renato Pozzetto, il film costruisce un percorso tragicomico dove il protagonista scopre, suo malgrado, quanto possa essere fragile l’illusione della sicurezza economica.

Un Povero Ricco

Nella perdita del suo status, Eugenio scopre per la prima volta cosa significa davvero vivere, e scegliere chi essere.

Trama del film

Il protagonista, Eugenio Ronconi, è un industriale che possiede tutto, tranne la pace interiore. Nonostante sia a capo della potente azienda S.O.F.R.A.M., vive tormentato dall’idea che un giorno potrebbe ritrovarsi senza un soldo. Una paura apparentemente irrazionale, eppure così reale da invadere i suoi sogni e condizionare le sue giornate. Qui il film colpisce nel segno: l’angoscia non nasce dalla miseria, ma dall’idea che la ricchezza possa svanire da un momento all’altro. In un mondo che idolatra il denaro, cosa succede quando il denaro stesso diventa fonte di sofferenza?

Lo psicologo di Ronconi propone una cura drastica: vivere davvero da povero per un mese, per affrontare concretamente ciò che più teme. Ma è possibile “curare” la paura della povertà semplicemente provandola sulla propria pelle? Il film non offre risposte semplici, ma accompagna lo spettatore in una discesa nel sottosuolo sociale dove il protagonista, sotto falsa identità, si ritrova a vivere in condizioni degradanti, a dormire in palazzi malconci, e a subire umiliazioni da chi, ironicamente, è alle sue dipendenze, ma ignora chi egli sia realmente. Il ribaltamento dei ruoli è un esercizio di verità: per comprendere gli altri, bisogna spogliarsi del proprio privilegio.

Marta e Fosforo: due facce della sopravvivenza

Nel microcosmo della marginalità urbana, Eugenio incontra due figure emblematiche: Marta, una giovane donna costretta a sopravvivere di espedienti, e Fosforo, un barbone esperto della strada, ruvido e disilluso. Marta rappresenta la povertà dignitosa, quella che non ha perso del tutto il senso del pudore e della bellezza; Fosforo, invece, incarna la miseria cinica, capace di adattarsi a qualsiasi bassezza pur di tirare avanti. Entrambi diventano per Eugenio maestri inconsapevoli: Marta gli insegna che si può amare anche nell’indigenza, Fosforo gli mostra come si può vivere anche senza nulla.

Eugenio, ormai ridotto in miseria vera dopo il licenziamento forzato, non trova la forza di raccontare a Marta la sua reale condizione. Il tema dell’identità diventa cruciale: fino a che punto siamo ciò che possediamo? E cosa resta di noi quando ci viene tolto ogni status? Quando scopre che Marta si prostituisce per pagare le bollette, esplode in una reazione furibonda che segnala la rottura definitiva con la finzione sociale. La sua metamorfosi, fino a quel punto ancora in bilico, diventa irreversibile.

Dopo aver salvato Marta e ripreso le redini della propria esistenza, Eugenio torna a casa, ma è un uomo nuovo. Licenzia senza pietà il maggiordomo corrotto, allontana la moglie opportunista e liquida la sua azienda, trasformando il suo patrimonio in liquidità. Un gesto che, più che una fuga, è un atto liberatorio: non vuole più essere schiavo delle sue paure o delle sue ricchezze. La barca costruita da Fosforo, su cui parte con Marta verso Montecarlo, è simbolo di questa nuova libertà.

Una commedia che fa pensare, oltre che ridere

“Si può essere felici anche da poveri… basta avere i soldi”

La battuta finale del film (una pioggia di banconote lanciata da un elicottero sul barcone dei due innamorati) è paradossale ma significativa. Eugenio afferma che si può trovare la felicità anche nella povertà… a patto di avere comunque i soldi. È un’ironica provocazione che rivela tutta l’ambiguità del messaggio: il denaro non è il fine, ma può diventare il mezzo per vivere una vita scelta, non subita. Il film ci invita a riflettere: cosa rende davvero libero un essere umano? Il possesso o la consapevolezza di poterne fare a meno?

Un povero ricco riesce, attraverso i toni leggeri della commedia all’italiana, a porre interrogativi profondi sull’identità, il valore del denaro e la dignità umana. Renato Pozzetto, con il suo stile inconfondibile, trasforma un personaggio caricaturale in un uomo capace di evolvere, sbagliare, perdere tutto e ritrovarsi diverso. E il film ci lascia con un’amara consapevolezza: la ricchezza più grande potrebbe essere la capacità di guardarsi allo specchio senza mentire a sé stessi.

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Dettagli

  • Emittente: La 7
  • Regia: Pasquale Festa Campanile
  • Cast: Renato Pozzetto, Ornella Muti, Piero Mazzarella, Patrizia Fontana, Nanni Svampa, Corrado Olmi, Antonio Marsina, Ugo Gregoretti
  • Aggiornato il: 2 Agosto 18:04