Un ragazzo d’oro, trama e recensione del film con Scamarcio stasera in tv

Un ragazzo d'oro

Un ragazzo d'oro

Guida Tv

Un ragazzo d'oro è più di un tentativo di riflessione su temi profondi come la paternità e l’influenza della società contemporanea, ma non riesce a concretizzare il suo potenziale.

“Un ragazzo d’oro” di Pupi Avati affronta tematiche complesse legate all’eclissi della figura paterna nel mondo odierno e alle patologie derivanti dalla società dello spettacolo. La trama segue Davide Bias, un giovane pubblicitario di Milano che cerca di fare i conti con l’alienazione che lo affligge. Davide, interpretato da Riccardo Scamarcio, si trova intrappolato in una vita soffocante, dove reprime il suo disagio con l’uso di psicofarmaci, affiancato da una fidanzata confusa e un lavoro privo di soddisfazione. In onda in prima serata stasera in tv su Sky Cinema Romance alle ore 21:00. Consulta la guida tv.

Il padre di Davide, Achille Bias, era uno sceneggiatore di B-movie con cui il protagonista ha sempre avuto un rapporto difficile. La situazione si complica ulteriormente quando il padre muore in un incidente automobilistico, sollevando dubbi sulla natura della sua morte. L’avvocato dell’assicurazione ipotizza il suicidio, gettando Davide nello sconforto e spingendolo a cercare la verità sul genitore che ha sempre disprezzato.

Un ragazzo d'oro: la riflessione sulla paternità e la società contemporanea

Un ragazzo d’oro: la riflessione sulla paternità e la società contemporanea. La critica lo definisce un’opera che manca di coerenza e profondità, lasciando i suoi protagonisti e il pubblico a navigare sulla superficie delle emozioni senza mai scendere a un livello più intimo e significativo

Il viaggio verso la verità e la scoperta di sé

Intraprendendo una ricerca forsennata e mettendo da parte i farmaci, Davide si immerge nel passato del padre, cercando di comprendere chi fosse realmente. Questo viaggio interiore lo porterà a scoprire verità dolorose, ma sarà anche un’occasione per riscoprire se stesso, sebbene il percorso lo condurrà a un inevitabile tracollo emotivo.

Il tema dell’eredità paterna viene trattato da Avati con un approccio nostalgico, simile a quello che il regista ha già esplorato in precedenti opere. La critica sottolinea come la realizzazione di questo potenziale narrativo risulti spesso didascalica, appesantita da simboli facili e da una rappresentazione superficiale dei personaggi. In particolare, Sharon Stone, che interpreta Ludovica, appare più come un marchio piuttosto che un personaggio autentico, ridotta a un elemento di marketing tra prodotti pubblicitari e sponsor.

La critica alla società dello spettacolo

Avati inserisce nel film una riflessione sulla società dello spettacolo e sui suoi effetti deleteri. I personaggi, inclusi quelli principali, sembrano navigare senza una chiara direzione, incapaci di comprendere le proprie motivazioni più profonde. La perdita di poeticità che affligge il cinema di Avati negli ultimi tempi è evidente anche in questa pellicola, dove la narrazione si sviluppa in modo frammentato e privo di profondità, lasciando che le nevrosi e gli attriti dei protagonisti restino inerti e distanti.

Il protagonista, Davide, rappresenta un uomo alla deriva, un pubblicitario frustrato che si rifugia nel mondo dei ricordi e delle aspettative non realizzate, incapace di esprimere un pensiero o di trovare una collocazione nel mondo. Questo disagio viene rappresentato in modo superficiale, privo della profondità psicologica necessaria a rendere il personaggio credibile.

In “Un ragazzo d’oro”, Avati non riesce a dare spessore ai suoi personaggi, che appaiono scollegati e privi di coerenza interna. Se in film precedenti come “La cena per farli conoscere”, il regista aveva saputo esplorare con efficacia i temi della paternità e delle relazioni umane, qui la regia appare incerta e il risultato finale è un film che manca di consistenza.

Le insicurezze di Davide derivano in gran parte dal rapporto conflittuale con suo padre Achille Bias, uno sceneggiatore di film di serie B degli anni '70 che Davide disprezza e teme di emulare

Le insicurezze di Davide derivano in gran parte dal rapporto conflittuale con suo padre Achille Bias, uno sceneggiatore di film di serie B degli anni ’70 che Davide disprezza e teme di emulare

Anche la colonna sonora, affidata a Raphael Gualazzi, si rivela inadeguata, accompagnando una narrazione che implode su se stessa senza riuscire a rigenerarsi. Il film lascia i suoi protagonisti intrappolati nel passato, incapaci di superare i traumi e di evolversi.

Produzione e cast

“Un ragazzo d’oro” è stato girato in Italia, principalmente a Roma, con alcune scene nelle zone circostanti del Lazio. La pellicola è stata prodotta da Duea Film, in collaborazione con Combo Produzioni e Rai Cinema. A livello internazionale, il film mantiene lo stesso titolo.

Il cast, oltre a Riccardo Scamarcio e Sharon Stone, include Cristiana Capotondi nel ruolo di Silvia, la fidanzata di Davide. Il film ha segnato la prima partecipazione di Sharon Stone in un progetto cinematografico italiano.

La storia ruota attorno a Davide, che, sconvolto dalla morte del padre, cerca di trovare un senso alla propria vita e al ricordo di un uomo che ha sempre odiato. Il giovane scopre che il padre stava scrivendo un romanzo autobiografico sulla sua vita e le difficoltà nel mondo cinematografico romano. Deciso a completare l’opera, Davide parte per Roma, sperando di trovare un editore disposto a pubblicare il libro. Tuttavia, la sua immersione nel progetto lo allontana dalla sua fidanzata e lo avvicina a Ludovica, un’ex attrice diventata editrice.

Questo film si colloca nel solco della produzione di Avati, concentrata sulla figura paterna, un tema che affonda le radici nella sua esperienza personale, avendo perso il padre a soli dodici anni. In questa pellicola, il padre è assente per la maggior parte del film, ma la sua presenza si riflette costantemente attraverso il figlio, creando una dinamica in cui l’assenza diventa più significativa della presenza stessa. La sceneggiatura, scritta a quattro mani con il figlio Tommaso Avati, conferisce alla narrazione un carattere quasi di autoanalisi, con un’indagine intima che si confronta con il passaggio generazionale del legame padre-figlio.

Il film affronta un tema già ampiamente esplorato, quello della riconciliazione tra padre e figlio dopo la morte del primo. In “Un ragazzo d’oro”, il riavvicinamento emotivo non conduce alla crescita o alla liberazione del protagonista, bensì a un percorso di autodistruzione. Avati indaga sul ruolo di un padre che proietta i propri fallimenti sul figlio, il quale si trova a dover risarcire le frustrazioni paterne. In un atto d’amore estremo, il figlio assume su di sé il peso del padre, fino a una simbiosi che lo conduce alla follia e al sacrificio di sé, riuscendo però in ciò che il genitore non aveva saputo compiere. Il film pone dunque un interrogativo profondo: è meglio non avere un padre, o averne uno che rischia di distruggerti la vita?

Dettagli

  • Emittente: Sky Cinema Romance
  • Regia: Pupi Avati
  • Cast: Riccardo Scamarcio, Sharon Stone, Cristiana Capotondi, Giovanna Ralli, Cristian Stelluti
  • Aggiornato il: 8 Settembre 17:54