
Presa diretta anticipazioni puntata del 6 ottobre 2024 su Rai 3

Presa diretta
Rai 3L'inchiesta di Pres aDiretta mette in luce i gravi rischi per la salute e l'ambiente legati ai PFAS, evidenziando la contaminazione del sangue nei cittadini di Piemonte e Veneto, le battaglie legali contro la produzione di queste sostanze e l'esistenza di alternative senza PFAS.
L’inchiesta condotta dal programma Presa Diretta, trasmesso su Rai 3 e condotto da Riccardo Iacona, ha approfondito i rischi sanitari e ambientali connessi all’uso dei PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), composti chimici ampiamente impiegati in migliaia di prodotti di uso quotidiano. L’indagine ha fatto luce sulle gravi conseguenze della contaminazione da queste sostanze in alcune aree d’Italia e del mondo.

Presa Diretta in onda stasera su Rai 3
Il viaggio tra Veneto e Piemonte: inquinamento e salute
L’inchiesta ha preso in esame le zone del Veneto e del Piemonte, due regioni fortemente segnate dall’inquinamento delle acque e dell’agricoltura a causa della produzione di PFAS. Il programma ha messo in evidenza come questa contaminazione abbia avuto impatti significativi sulla salute dei cittadini, con la presenza di PFAS nel sangue delle persone residenti in queste aree. Le indagini suggeriscono un possibile collegamento tra l’esposizione a queste sostanze e lo sviluppo di diverse patologie, sollevando preoccupazioni di carattere sanitario.
Le discariche e le battaglie legali contro gli impianti
Un altro aspetto toccato dall’inchiesta riguarda la presenza di PFAS in discariche situate lontano dalle zone industriali, dimostrando quanto diffusa sia la contaminazione. A questo si aggiungono le numerose battaglie legali per fermare l’attività degli impianti di lavorazione che continuano a produrre queste sostanze, nonostante la crescente consapevolezza dei loro effetti negativi sull’ambiente e sulla salute pubblica.
Il caso internazionale: la multinazionale in Belgio
L’inchiesta ha poi esteso il suo raggio di indagine all’estero, concentrandosi sul caso di una multinazionale in Belgio, costretta dal governo a interrompere la produzione di PFAS a causa dei rischi ambientali. Questo episodio evidenzia la crescente pressione esercitata dalle autorità e dalla società civile per regolamentare l’uso di queste sostanze a livello globale.
Le alternative senza PFAS
Nonostante la gravità della situazione, l’inchiesta ha anche mostrato come esistano aziende che stanno optando per la produzione di beni senza l’utilizzo di PFAS. Queste imprese, presenti sia in Italia che all’estero, rappresentano un segnale positivo verso un’industria più sostenibile e attenta alla salute e all’ambiente.
Durante la puntata, sono intervenuti ospiti di rilievo per discutere della situazione italiana. Tra questi, Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, e due rappresentanti del Comitato mamma No PFAS, Giovanna Dal Lago e Michela Piccoli. I loro interventi hanno messo in luce la gravità del problema nel territorio italiano e le azioni intraprese dalle organizzazioni ambientaliste e dai cittadini per fermare la diffusione di questi agenti chimici nocivi.
Il biomonitoraggio e i dati preoccupanti di Anemos
Un punto centrale della trasmissione è stata l’analisi dei dati del biomonitoraggio indipendente, finanziato direttamente dai cittadini e organizzato dall’associazione Ànemos, insieme al Comitato Stop Solvay e Greenpeace. Questo monitoraggio ha confermato una contaminazione estesa e grave nelle zone di Spinetta Marengo, Castelceriolo, Lobbi, Cascinagrossa e Litta Parodi. Gli esami condotti hanno evidenziato la presenza di PFOA, un noto agente cancerogeno, nel sangue di tutti i cittadini esaminati.
A Spinetta Marengo, le analisi sono state ulteriormente approfondite, rivelando anche la presenza dell’Adv, un tipo di PFAS prodotto già negli anni ’90 dal polo chimico della zona, allora di proprietà di Montedison, un’azienda in parte statale. Nonostante siano passati molti anni, l’Adv è stato trovato nell’aria tra il 2022 e il 2024, secondo i dati dell’Arpa.
Il biomonitoraggio ha preso in esame un campione di 36 abitanti, di cui 28 ancora residenti nelle zone interessate. Le analisi hanno mostrato che uno su due tra i residenti presenta una concentrazione di PFAS (incluso l’Adv) nel sangue tale da rientrare nella fascia sanitaria a maggior rischio, secondo quanto previsto dal protocollo di biomonitoraggio della Regione Piemonte. In alcuni casi, i livelli di PFAS superano i 20 µg/L, un dato allarmante per la salute della popolazione locale.
Guarda l’inchiesta di Presa Diretta in onda su Rai 3 e consulta anche la guida tv del giorno.
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Dettagli
- Emittente: Rai 3
- Aggiornato il: 6 Ottobre 09:30
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